IL RISORGIMENTO


Le idee di Mazzini si diffusero in Sicilia sin dal 1834 e il moto catanese del 1837 ebbe una componente mazziniana.
La Sicilia trovò in Carlo Cattaneo, Maurizio Quadrio e Edoardo Pantano prima e in Francesco Mormina Penna e Napoleone Colajanni poi, i sostenitori piú convinti del mazzinianesimo.
La coraggiosa figlia del popolo catanese denominata "Peppa a cannunera" che si esaltò nella difesa della città etnea il 31 maggio 1860, è testimonianza del contributo siciliano al Risorgimento nazionale. Anche Riposto ebbe il suo Risorgimento: le nuove idee di libertà e d'italianità trovarono presa in alcune famiglie.
Infatti temendo ciò, il governo borbonico alla fine del 1854, diede rigorosissime disposizioni in materia di ordine pubblico all'ispettore di polizia Fleres Trischetto residente ed operante a Riposto.
Il Fleres Trischetto cercò di cancellare la colorazione repubblicana che l'amministrazione comunale del tempo s'era data, favorendo la elezione a sindaci, nel 1856, di Don G. Tomarchio e nel 1859 di Don Filippo Scavino Lella di chiara fede borbonica, e attuando una dura repressione interna contro elementi antiborbonici che venivano rinchiusi nell'antico castello adibito a carcere.
Ma l'interprete più combattivo del pensiero mazziniano fu Salvatore Fiamingo cosí come l'espositore fedele ne fu Salvatore Tormarchio.
Questi due organizzarono il "Comitato Rivoluzionario Ripostese" che preparò armi, propagandò l'insorgere della servitù, parlò dei primi moti che si stavano preparando a Bronte, Adernò, Biancavilla, Nicosia, con esponenti dei quali erano segretamente in contatto e facevano circolare tra i marinai e i contadini e le donne del popolo, fazzoletti tricolori con i ritratti di Garibaldi e Vittorio Emanuele cosí come già avveniva in molte parti dell'isola.
L'8 giugno 1860 Don Salvatore Fiamingo era già a capo del Comune di Riposto, dopo che l'ultimo sindaco borbonico F. Scavino, il 31 maggio 1860, aveva firmato l'ultimo suo atto:
"... Il mandato di pagamento per duc. 52.17.5 a favore di Rosario Arcidiacono... ".
Cosí dall'8 giugno 1860 firmò tutti gli atti d'ufficio del Municipio il Presidente del "Comitato Rivoluzionario Ripostese", Don Salvatore Fiamingo, che lasciò ogni potere a un rappresentante di Garibaldi, il giurato Domenico Gavusi che firmò gli atti come Presidente del Municipio di Riposto.
Il 31 luglio 1860, poi Gavusi lasciò il posto al ripostese Salvatore Tomarchio che venne cosí premiato per la sua fedeltà alla causa dell'unità d'Italia.
Solamente nel 1870, con Sindaco Gaetano De Maio, si possono individuare nei consiglieri comunali Fiamingo Giacomo, Vasta Santo, Grassi Orazio Vincenzo, Denaro Alfio, Scandurra Giobatta, Granata Pietro, Foti Antonino, Cristaldi Salvatore, Scavino Giovanni, Pasini Stefano, Denaro Salvatore, Fiamingo Giovanni e lo stesso De Maio Gaetano, i continuatori del "Comitato di Rivoluzione Ripostese" che fecero lievitare le nuove idee a Riposto e trovarono collaboratori tenaci in quella parte di borghesia sensibile al nuovo movimento d'italianità. Di esso fu espressione illustre il dott. Michele Granata (Giarre 3.1.1862 - Riposto 10.1.1952) che fu "Commendatore della Corona d'Italia, medico celebre, a capo dell'amministrazione del comune di Riposto per nove anni e presidente del consiglio di amministrazione dell'Istituto tecnico Commerciale per lungo tempo; oratore di talento, patriota ardente, esempio luminoso di carattere adamantino e fiero, di alta cultura e sapienza, bontà schietta e operosità".
Riposto visse con entusiasmo l'epopea garibaldina e Pilo, Corrao, La Masa, Carini, Orsini e gli altri siciliani che seguivano Garibaldi erano sulla bocca di tutti i Ripostesi ancor prima che le navi "Piemonte" e "Lombardo" il 6 maggio 1860 partissero da Quarto per Marsala.
L'entusiasmo popolare fu massimo durante la spedizione di "Gazzi e Contessa" del 22 agosto 1860 in cui cinque imbarcazioni della Marina Ripostese trasportarono parte delle truppe del generale garibaldino Sirtori dalla Sicilia in Calabria, sfuggendo cosí alla flotta borbonica che incrociava nelle acque vicine.
Anche con grossi sforzi finanziari il Comune di Riposto partecipò all'impresa dei Mille; infatti è del 16 settembre 1860 a firma del Presidente del Municipio Salvatore Tomarchio, il mandato di pagamento per duc. 32.55 e firmato per quietanza da Antonino D'Angelo per "... tre carri di bovi per trasporto d'armi e munizioni della colonna comandata dal generale Bixio D. 2.70; per venti vetture per trasporto di soldati di essa colonna 2; per spese di barchette per trasporto di soldati in Giardini 14.40; per alloggio degli uffiziali per reclutazione volontari marittimi 1.85; per trasporto di... reclute... 1.80; per diritti di emergenza per sfoglio dei registri... 9.80".
Ed ancora è del 25 settembre 1860 a firma del Presidente del Municipio Salvatore Tomarchio, il mandato di pagamento per duc. 100 e firmato per quietanza da Giuseppe Ragusa per "Accorrere... spese per una importantissima missione dello stato in termine della... autorizzazione... della Intendenza Generale dell'Esercito nazionale".
Cosí Riposto diede il suo contributo alla causa nazionale. Questo contributo fu cosí importante che lo stesso Garibaldi, tramite il generale Bixio, s'interessò delle condizioni dell'approdo di Riposto come riportato dal Sindaco Fiamingo nell'inchiesta parlamentare sulla Marina Mercantile del 1881: "... Il generale Bixio constatò e deplorò la dolorosa condizione dei nostri approdi...".